Catia Cannata, 1973, Pescara, artista italo-croata
L’arte ha sempre fatto parte della mia vita, e non è un modo di dire, non è una semplice iperbole di ciò che è realmente ma rappresenta una verità imprescindibile. Ho sempre amato creare personaggi, rimodellare la realtà trasformandola nel mio mondo onirico, ho sempre amato svelare l’essenza di ciò che si cela dietro a ciò che non è altro che una maschera caduca e fugace, destinata alla perdizione portata dall’inevitabile cambiamento e dalla successiva scomparsa. Fin da ragazza provo ammirazione per Oscar Wilde in particolare per Il ritratto di Dorian Gray. Ma, nonostante ciò, ho sempre ripudiato la sua affermazione “Rivelare l’arte ma non l’artista: questo è lo scopo dell’arte”. C’è una frase che viene spesso utilizzata nel quotidiano tratta dal Vangelo: “Gli occhi sono lo specchio dell’anima”, ma la mia può essere scrutata anche nelle mie opere. Non ho mai cercato di amalgamarmi, di andare dietro a ciò che piace, a ciò che come si suol dire “va di moda”, forse perché ho sempre pensato che infondo viviamo in una società di eccessi, di repliche. Viviamo in un mondo capitalista, in cui la qualità non è più data dai materiali, dalla struttura, dal significato intrinseco, ma è data dalla quantità. In questo clima di futilità la mia arte, il mio lavoro rappresenta la semplicità. Ciò che metto in mostra sono semplici dettagli a cui ormai non facciamo nemmeno più caso. Ma quei semplici dettagli, quelle linee così esili e volubili raccolgono dentro di loro la forza del soggetto, la sua identità e la sua unicità. Soggetti che possono, in un primo impatto, sembrare banali, racchiudono al loro interno l’ironia del mondo che ci circonda. Siamo nati per essere unici, inimitabili e così anche i miei dipinti:
“L’artista è il creatore di cose belle” -Oscar Wilde-